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2021

Pietra pomice e gas beton, 12 pietre

Installazione di dimensioni ambientali variabili


Secondo gli antichi greci la bocca del Vulcano era sede della fucina di Efesto, dio del fuoco che forgiava le armi degli eroi. Partendo da questa leggenda, l’intervento attua un’inversione di marcia rispetto al rapporto tra vulcano e centro abitato, in cui ciò che è stato forgiato “risale” idealmente e viene ricollocato nel luogo di origine.

Mediante un gesto concettuale e allo stesso tempo concreto pongo l’attenzione sul limite visivo, eleggendo il decoro quale luogo d’incontro tra lo spazio naturale e quello urbanizzato.

L’installazione è composta da rocce di pietra pomice e scarti di gasbeton ritrovati sulle spiagge dell’isola di Vulcano e in quelle delle isole adiacenti. Modellati dalle maree, i due elementi diventano simili e il lavoro gioca sul confine tra natura e artificio, mimetizzando ulteriormente le texture sia dello scarto vulcanico che di quello edilizio.
Su ogni pietra è stato inciso un motivo decorativo diverso, ripreso dalle inferriate dei cancelli presenti sull’isola: armonici nelle forme ma imposti con violenza all’interno del paesaggio rurale.

Il lavoro si pone l’obiettivo di creare un ponte tra la manifestazione di un elemento naturale e la sua imposizione artificiale, trovando un equilibrio all’interno del quale possano coesistere senza sovrastarsi.


Foto di Alessio Barchitta